L’articolo « Pellegrinaggio » del Dizionario di Spiritualità è molto prezioso sotto quest’aspetto.
Secondo l’etimologia latina il pellegrinaggio è l’azione di «preagrare» che significa «andare lontano». Evoca l’esilio e il vagare. Presso i padri monastici ciò può condurre alla virtù magnifica di «Xeneteia». Il «pazzo per Cristo» espatria, lascia per sempre famiglia, posizione, cultura. San Benedetto Giuseppe Labre è un esempio moderno di pellegrino integrale.
Pratiche ASCETICHE accompagnano il viaggio:
camminare a piedi a lungo, o almeno nell’ultima tappa
accettare il disagio ed i pericoli del viaggio
praticare il digiuno e talvolta la mendicità.
Esiste un RITUALE del Pellegrinaggio:
alla partenza: benedizione, consegna del bastone e della bisaccia;
all’ultima tappa, lacrime e grida di gioia;
all’arrivo si procede a riti di purificazione.
Applicazione a Loreto. I cronisti hanno annotato accuratamente gli usi praticati a Loreto. Il viaggiatore arrivava a piedi o a cavallo. Quando ancora lontano scorgeva la cupola del santuario, si inginocchiava e versava lacrime di gioia. Quindi indossava una lunga veste bianca o il sacco penitenziale. Dato che la città ha fontane in periferia, il pellegrino si dava alle abluzioni rituali, che ripeteva sul sagrato della chiesa. La carovana si avvicinava cantando le Litanie lauretane, il Te Deum, l'Ave Maris Stella... Sacerdoti con indosso la cotta accoglievano i nuovi arrivati alle porte della città. Presi dal rispetto, i pellegrini entravano nel santuario camminando carponi o in ginocchio. Non si sentivano degni di entrare nella Santa Casa fin dal primo momento, attendevano la confessione e la comunione della mattina dopo prima di entrare nel santo dei santi.
A tali abitudini si aggiungevano tanti riti secondari.
Dal 1534 i pellegrini fervorosi facevano, e fanno ancora, il giro della Santa Casa in ginocchio. Baciavano le statuine del rivestimento marmoreo. All'interno della Casa, toccavano e baciavano devotamente le sante pietre. Talora grattavano un po' le pietre e portano a casa qualche frammento della costruzione. Quel gesto odioso, sottoposto a censura ecclesiastica, è stato praticato perfino da santi, poi pentitisi!
Altra volta, i custodi raccoglievano la polvere del pavimento per distribuirla ai pellegrini. Anime più candide (come la piccola Teresa) veneravano la scodella di Gesù Bambino e bevevano in essa.
Nota bene che molte di quelle pratiche sono lontane anni luce dalla nostra sensibilità moderna e ci appaiono obsolete.
Nella sua lettera a mons. Macchi, Giovanni Paolo II precisa: «la funzione dei grandi Santuari, particolarmente quello di Loreto, nel nuovo contesto religioso di oggi: non luoghi del marginale e dell’accessorio ma, al contrario, luoghi dell’essenziale, luoghi, dove si va per ottenere "la grazia", prima ancora che "le grazie"» (n° 7). Accontentiamoci di ammirare il senso religioso dei nostri avi. Non dimentichiamo neppure che sopprimendo ogni ritualità rischiamo di cadere in una certa trivialità, un certo barbarismo spirituale